Scoprire i segreti dell'Antico Regno - conversazione con il prof. Massimiliano Nuzzolo

Oggi condividiamo con voi una conversazione con il professor Massimiliano Nuzzolo - un egittologo che, grazie a una borsa di studio ottenuta dal Centro Nazionale delle Scienze, da diversi anni conduce scavi successivi ad Abu Ghurab. Inoltre, il professor Nuzzolo è quotidianamente impegnato in Polonia, dove lavora presso l'Istituto di Culture Mediterranee e Orientali dell'Accademia Polacca delle Scienze. Nell'intervista che segue, il Prof. Nuzzolo ha accettato di raccontarci le sue esperienze di lavoro in Polonia e all'estero, i dettagli delle sue attività di ricerca, nonché i risultati ottenuti in tanti anni di lavoro archeologico e le sue aspirazioni per il futuro.
Cosa pensa della Polonia, soprattutto dopo i suoi soggiorni all'estero nella Repubblica Ceca o in Francia?
La Polonia è un bellissimo paese, con della gente molto accogliente e servizi molto avanzati in tutti i settori, dunque un posto ottimo dove vivere, che consiglio caldamente a chiunque non ci abbia mai vissuto. Ma soprattutto, rispetto ai miei precedenti soggiorni, quello che mi ha più impressionato è l’altissimo livello generale di inglese. Questo ha facilitato molto sia la mia vita privata sia il mio lavoro.
Come si lavora con i Polacchi?
Personalmente mi sono trovato molto bene a lavorare con i Polacchi, sono persone molto precise sul lavoro e molto flessibili, e soprattutto, entusiaste di lavorare in team, cosa molto importante nel mio caso.
I Polacchi stanno facendo bene nell’archeologia. Basti citare il professor Kazimierz Michałowski, fondatore della scuola polacca di archeologia mediterranea, o, tra i contemporanei, il professor Artur Obłuski o i professori Patrycja e Miłosz Giersz. Qualcuno degli archeologi polacchi l'ha ispirata?
Sia l’Egittologia, che più in generale tutta l’archeologia polacca, hanno dato un grande contributo alla comunità scientifica internazionale, esprimendo studiosi di tutto rispetto come quelli che lei ha citato. Personalmente, tuttavia, lo studioso polacco da cui ho più imparato è stato il professor Karol Myśliwiec, uno dei massimi specialisti dell’Antico Regno (III Millennio a.C.) – ossia il periodo storico di cui mi occupo io – che ho avuto varie occasioni di incontrare già prima di venire in Polonia.
Qual è la sua area di competenza in egittologia?
I miei interessi di ricerca sono focalizzati sullo studio dell’Antico Regno, corrispondente grosso modo al III Millennio a.C., e famoso nel mondo per essere l’epoca in cui si costruiscono le grandi piramidi. Dal punto di vista scientifico si tratta di un periodo estremamente importante perché è questa la fase di formazione della cultura egizia in tutti i suoi aspetti, dall’arte all’architettura, dalla religione alla lingua.
Come è iniziata la collaborazione con l'Accademia Polacca delle Scienze?
Conoscevo molti colleghi dell’Accademia delle Scienze già prima di venire in Polonia, ma nel 2019 ho incontrato in Egitto, durante una missione archeologica, la professoressa Teodozja Rzeuska, direttrice dell’Istituto per le Culture del Mediterraneo e dell’Oriente, che fa capo all’Accademia delle Scienze. Dopo una lunga chiacchierata decisi dunque di metter su un progetto di ricerca con interessi comuni e di fare la domanda al Centro Nazionale delle Scienze (Narodowe Centrum Nauki).
Ha intrapreso qualche interessante progetto italo-polacco durante questa collaborazione o preferisce lavorare per conto proprio? Ora è coinvolto in qualche progetto di questo tipo?
Come accennavo prima, il motivo stesso per cui sono venuto in Polonia nel 2020 è stata la vittoria di un bando internazionale del Centro Nazionale delle Scienze grazie al quale ho potuto intraprendere un lungo progetto di ricerca quadriennale che vede impegnate sul campo, in perfetta sinergia, l’Accademia delle Scienze e l’Università di Napoli L’Orientale in cui ho conseguito anni fa il dottorato di ricerca.
Il suo lavoro di ricerca prevede frequenti viaggi in Egitto?
Vado in Egitto di solito almeno due volte l’anno, per lunghe campagne di scavi e ricerche sul campo che mi portano a stare la almeno 3-4 mesi. Spesso poi mi fermo al Cairo per studi al suo magnifico museo, che possiede una collezione unica al mondo.
Cosa può dirci del suo lavoro sul campo attuale/passato a cui ha partecipato?
Ho partecipato a molte ricerche e scavi archeologici in passato i vari paesi del Mediterraneo e ho lavorato presso importanti enti di ricerca in Egitto, Francia e Repubblica Ceca. Sicuramente, però, il risultato più importante delle ricerche da me finora condotte è la pubblicazione nel 2019 della mia prima monografia, un libro di 550 pagine sui templi solari della V Dinastia d’Egitto, un particolarissimo monumento della civiltà faraonica che è stato finora il mio principale oggetto di studio.
Può condividere le scoperte o i risultati più interessanti a cui ha contribuito la sua ricerca?
Grazie al mio progetto di ricerca in Polonia e alla proficua sinergia con l’Università di Napoli L’Orientale negli ultimi tre anni abbiamo ottenuto incredibili risultati sul campo, come la scoperta, nella località di Abu Ghurab, di uno dei templi solari perduti dell’antico Egitto. Il risultato ha una grande valenza scientifica ed ha avuto un notevole eco anche a livello mediatico nazionale ed internazionale, essendo stato annunciato anche dalle competenti autorità egiziane come una delle principali scoperte del 2022.
Ha intenzione di pubblicare qualcosa nel prossimo futuro?
Certamente voglio finire lo scavo al sito di Abu Ghurab entro la fine del progetto nel 2024 in modo da aver il quadro completo della situazione. Sulla base di questo, andrò a pubblicare una corposa monografia con i principali risultati di scavo esposti per la prima volta al pubblico. Il sito non viene scavato dal 1901 per cui ciò che quello che stiamo facendo, e quello che pubblicheremo, avrà una ricaduta scientifica di primo piano.
Quale sarebbe la sfida più grande del suo lavoro?
La mia massima aspirazione sarebbe trovare il tempio solare di Neferirkara, il più famoso dei 6 templi solari costruiti nella V Dinastia Egizia, citato da moltissime fonti, cercato da vari studiosi ma mai ritrovato da alcuno prima d’ora.
Lei ha incontrato anche altri scienziati italiani a Varsavia?
Durante il mio soggiorno a Varsavia ho incontrato una vasta rete di studiosi Italiani con i quali ho instaurato una ottima rete di comunicazione. Devo dire che all’estero noi Italiani facciamo un ottimo networking, spesso anche di più di quello che non si faccia in Italia, un aspetto certamente da implementare per il futuro.
[Per saperne di più sulle scoperte del professor Nuzzolo, leggete qui.]
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