Sulla collaborazione di ricerca con scienziati polacchi da una "prospettiva italiana" - intervista al Prof. Lorenzo di Bari
A completamento della precedente intervista con un punto di vista straniero, condividiamo un'intervista con il professor Lorenzo di Bari, specialista in chimica organica dell'Università di Pisa. Durante l'intervista, il professore ha condiviso con noi la sua esperienza nel condurre ricerche insieme a scienziati polacchi, sottolineando l'importanza della cooperazione internazionale nella ricerca.
Il dottor Górecki è stato il primo scienziato polacco con cui Lei ha lavorato?
No, in passato, prima di incontrare il dott. Górecki, ho collaborato con il Prof. Jerzy Lisowski di Breslavia. Devo anche aggiungere che alcuni dei miei colleghi più stretti sono proprio polacchi.
Come valuterebbe il lavoro con gli scienziati polacchi?
Secondo la mia esperienza, lavorare con gli scienziati polacchi è molto facile e naturale. Apprezzo molto non solo la loro competenza, ma anche la loro disponibilità alla collaborazione. Inoltre - e questo è molto importante - tendono a rispondere tempestivamente. Durante la ricerca, ci scambiavamo molto spesso campioni chimici, per cui un feedback rapido era molto importante e utile. I colleghi polacchi si sono sempre dimostrati molto affidabili, sia per quanto riguarda la qualità dei prodotti inviati, sia per la pronta e corretta gestione di quelli che ricevevano da me.
Ha imparato qualcosa di interessante sulla Polonia? Può dirci qualcosa al riguardo?
Nonostante la lunga e stretta collaborazione con il dottor Górecki, mi dispiace enormemente di non essere riuscito a imparare il polacco, mentre il dottor Górecki era bravissimo a parlare italiano e desideroso di imparare di più della mia lingua. D'altra parte, ho imparato moltissimo sulla vita e sulla cucina polacca, diventata uno dei miei argomenti preferiti.
Perché l'università punta sulla cooperazione internazionale?
Questo tipo di collaborazione è sempre stato un fattore chiave nello sviluppo della scienza. Personalmente, mi piace molto lavorare in un team eterogeneo, dove le conoscenze e le esperienze si completano a vicenda. Soprattutto nel campo della scienza, non c'è spazio per porre dei limiti, ed è questo che rende la cooperazione internazionale così efficace. Al giorno d'oggi è molto facile instaurare e mantenere relazioni attraverso incontri online, anche se credo molto nel valore aggiunto dell'incontro di persona. Sedersi intorno allo stesso tavolo, condurre esperimenti e fare brainstorming insieme è qualcosa che difficilmente può essere completamente sostituito da incontri virtuali, anche se è difficile negarne l'utilità.
Che cosa è particolarmente importante oggi nel suo campo di ricerca?
A mio avviso - lavorare insieme su due livelli diversi. Ci preoccupiamo di definire obiettivi precisi, che possono essere ad esempio nuove entità chimiche, nuovi materiali, dotati di caratteristiche nuove o migliorate. Dietro a questo ci sono metodi che elaboriamo per raggiungere questi obiettivi e a volte capita che tali metodi diventino più interessanti degli obiettivi stessi. È una fortuna, perché succede spesso non si riesca a raggiungere l'obiettivo che ci si era prefissati, ma riusciamo comunque ad ampliare le nostre conoscenze ed esperienze. Condividere tutto questo con la comunità scientifica è essenziale e per questo la divulgazione è fondamentale.
Per questo motivo, mi sta particolarmente a cuore la cosiddetta "terza missione" dell'Università, luogo in cui la ricerca incontra la società, rispondendo alle esigenze quotidiane e rendendo il lavoro scientifico accessibile a tutti.
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