Ep. 30: Esosomi di cellule staminali nella terapia della sclerosi laterale amiotrofica. Una ricerca che da speranza.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è la malattia più comune dei motoneuroni, o neuroni motori, negli adulti. Colpisce 6-7 persone ogni 100.000 in Europa e 2-3 persone ogni 100.000 nel mondo. La SLA è caratterizzata da un danno progressivo ai motoneuroni, responsabili della funzione muscolare. Finora non è stato possibile sviluppare una terapia in grado di prolungare significativamente il tempo e migliorare la qualità della vita delle persone affette da SLA. Di conseguenza, la maggior parte dei pazienti muore entro 2-5 anni dai primi sintomi della malattia e il 50% sopravvive solo 30 mesi dopo la comparsa dei sintomi clinici. In questa situazione, si stanno cercando nuove strategie terapeutiche per il trattamento della SLA.Questo problema è stato affrontato dalla dott.ssa Sylwia Dąbrowska dell'Istituto Mirosław Mossakowski di Medicina Sperimentale e Clinica dell'Accademia Polacca delle Scienze, che ha portato avanti il progetto Bekker NAWA presso l’Università degli Studi di Verona in collaborazione con il gruppo della prof.ssa Raffaella Mariotti. I ricercatori hanno studiato l'effetto terapeutico degli esosomi, strutture derivate dalle cellule staminali, nel trattamento della SLA. In particolare, sono state analizzate le proprietà immunomodulatorie e neuroprotettive degli esosomi derivati da cellule staminali mesenchimali del tessuto adiposo in modelli di SLA in vitro e in vivo.Lo studio ha rilevato che gli esosomi hanno ridotto le risposte infiammatorie e aumentato la sopravvivenza neuronale in modelli di SLA in vitro. Inoltre, gli esperimenti hanno dimostrato che gli esosomi hanno migliorato le prestazioni motorie nei topiprotetto i motoneuroni dalla degenerazione e ridotto l'infiammazione nel midollo spinale di un modello in vivo di SLA. I risultati ottenuti hanno dimostrato che gli esosomi derivati da cellule staminali hanno effetti neuroprotettivi e immunomodulatori in modelli di SLA in vitro e in vivo; questi risultati possono servire a sviluppare in futuro terapie innovative per malattie neurodegenerative, come la sclerosi laterale amiotrofica.
- Dettagli
- Visite: 53