Ep. 33: Tra laboratorio e grande filosofia. Il lato sconosciuto di Ludwik Fleck.

Che cosa hanno in comune Gorgia, un filosofo antico, uno dei più grandi oratori dell'antica Grecia, e Ludwik Fleck, microbiologo, studioso dei meccanismi immunitari e collaboratore di Rudolf Weigl, scopritore di un vaccino contro il tifo, vissuto oltre venti secoli dopo? Al di là dell'ambito delle indagini filosofiche, i due personaggi sono legati dalla figura di uno scienziato italiano, professore di filosofia all'Università di Catania, che durante il suo soggiorno in Polonia presso l'Istituto Polacco di Studi Avanzati (PIASt), ha condotto ricerche su entrambe le notevoli figure. Il professor Francesco Coniglione ha tradotto in italiano tutti i saggi aventi carattere epistemologici del grande intellettuale polacco Ludwik Fleck. Il lavoro in contemporanea condotto durante la sua permanenza a Varsavia – uno studio sul filosofo antico Gorgia – è stato un complemento alla riflessione su Fleck, per il quale ad importare nella scienza non sono i manuali, ma la pratica concreta degli scienziati, l’essere iniziati a uno stile di pensiero e quindi entrare a far parte di un collettivo; allo stesso modo per Gorgia è impossibile pervenire ad una codificazione rigida né della retorica, né – a maggior ragione – della virtù, ma è possibile solo apprenderla solo praticando i buoni retori e leggendo i loro discorsi. Così come per Fleck in merito alla scienza, anche per Gorgia la padronanza dell’arte retorica e, soprattutto, la capacità di cogliere il momento opportuno per intervenire, adattando il proprio discorso al καιρός, cioè alla circostanza più propizia, è ciò che si apprende con l’esperienza pratica, dagli esempi, ed è diverso dall’εἰκός, che invece appartiene alla teoria oratoria ed è quindi di ordine intellettuale. Dal soggiorno polacco del professor Coniglione è nato il volume "Ludwik Fleck. Stili di pensiero. La conoscenza scientifica come creazione sociale" (ed. F. Coniglione, Mimesis, Milano-Udine), ma non solo. Ottimi anche i contatti scientifici e le relazioni interpersonali. Come dice il professore, "il PIASt è un luogo ideale per la ricerca, la concentrazione, il discorso intellettuale. I contatti che ho potuto stabilire con altri scienziati dell'Accademia Polacca delle Scinze, ma anche delle università, significano molto per me. Spero che ci sia ancora l'opportunità di tornare in Polonia e di realizzare qui altri interessanti progetti scientifici”.
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Ep. 32: Sugli effetti della luce sulle funzioni cerebrali

I cambiamenti ciclici del giorno e della notte fanno sì che gli animali presentino ritmi nel comportamento (orari specifici di sonno e attività), nei processi fisiologici (pressione sanguigna, livelli di ormoni nel sangue, ecc.), nonché cambiamenti diurni a livello cellulare (cambiamenti nella comunicazione tra le cellule, cambiamenti nella forma delle cellule) e molecolare (livelli di produzione di proteine specifiche). Tutti questi ritmi negli organismi viventi sono regolati da orologi biologici, che si trovano nel cervello e in numerosi tessuti periferici. Tali oscillatori possono essere sincronizzati da condizioni esterne (intensità della luce, temperatura, disponibilità di cibo), ma possono persistere per lunghi periodi di tempo in condizioni costanti, ad esempio nel buio totale. Le cellule oscillatorie sono caratterizzate dall'espressione di diversi geni orologio, i cui livelli cambiano ciclicamente nel corso della giornata. Il meccanismo dell'orologio endogeno è controllato dalla luce attraverso la proteina criptocromo (CRY), che è un fotorecettore della luce blu. La dott.ssa Milena Damulewicz del Dipartimento di Biologia Cellulare e Imaging dell'Università Jagellonica sta conducendo una ricerca sulla regolazione dei ritmi circadiani nel sistema visivo. Il modello migliore per queste ricerche è il moscerino della frutta, drosophila melanogaster, in cui il meccanismo dell'orologio è ben compreso e, allo stesso tempo, simile a quello descritto nei mammiferi, grazie al quale i risultati ottenuti negli studi sugli insetti ci permettono di comprendere meglio i meccanismi di regolazione dei processi circadiani nell'uomo. In una collaborazione a lungo termine con la professoressa Gabriella Mazzotta dell'Università degli Studi di Padova, sono state descritte nuove funzioni di CRY nella regolazione della plasticità sinaptica e nei processi comportamentali come il sonno. Tra l'altro, è stato dimostrato che nel sistema visivo la proteina CRY può formare complessi con la proteina presinaptica BRP, in modo da essere degradata. Questo processo avviene durante il giorno, quando la CRY viene attivata dalla luce. Le variazioni dei livelli di proteina BRP durante il giorno influenzano il numero e le dimensioni delle sinapsi ai terminali dei fotorecettori retinici, che a loro volta consentono una regolazione precisa del livello di percezione e trasmissione degli stimoli visivi alle parti più profonde del cervello. Di conseguenza, regolando l'attività dei neuroni orologio nel corso della giornata, la proteina CRY influenza l'attività e i livelli di sonno degli insetti. Questo risultato dimostra quanto sia importante il ruolo della luce nella regolazione dei processi fisiologici e comportamentali. Le conoscenze acquisite sull'influenza della luce sulle funzioni cerebrali sono molto importanti, in quanto suggeriscono che un'eccessiva esposizione alla luce può causare non solo disturbi del sonno, ma anche normali processi visivi. La collaborazione italo-polacca in questa ricerca è stata possibile grazie alle sovvenzioni del National Science Centre e alla borsa di studio Bekker NAWA.
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Ep. 31: La quarta rivoluzione industriale: una storia di sistemi intelligenti che comunicano tra loro

Aumento dell'efficienza della produzione industriale, prodotti personalizzati, collaborazione tra sistemi informatici e linee di produzione, cooperazione efficiente tra macchine e persone... Siamo ancora in laboratorio o già in un film di fantascienza? La risposta è: in laboratorio, o più precisamente nel Laboratorio Manifattura Digitale (LDM) dell Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali „Marco Fanno” dell'Università di Padova. È qui che il dottor Wojciech Dyba dell'Università Adam Mickiewicz ha condotto una ricerca sulla trasformazione digitale delle imprese industriali in Europa e sulla loro disponibilità a implementare soluzioni nell'ambito dell'Industria 4.0. Vi state chiedendo cosa sia l'Industria 4.0? In breve, si tratta di un'altra rivoluzione industriale. Dopo la diffusione delle tecnologie di svolta legate alla meccanizzazione (Industria 1.0), all'elettrificazione (Industria 2.0), alla digitalizzazione (Industria 3.0), è arrivato il momento di un'altra svolta: le innovazioni di processo, organizzative e di marketing attuate nelle aziende produttive grazie al progresso delle tecnologie digitali che utilizzano sempre più nuove applicazioni di Internet. Grazie al collegamento in rete e alla condivisione dei dati, le aziende possono produrre in modo più economico e rispondere più rapidamente alle esigenze dei singoli clienti. Questo non porterà a fabbriche in cui le persone saranno sostituite da robot? Beh, no! L'idea è che l'Industria 4.0 trasformi le fabbriche in luoghi migliori in cui lavorare, e che i lavoratori vengano dotati di nuovi strumenti adatti alle loro esigenze e qualifiche.Il dottor Dyba, con il supporto della professoressa Valentina de Marchi e della professoressa Eleonora di Maria di Padova, ha condotto una ricerca comparativa internazionale in diverse regioni europee rinomate per il loro forte settore manifatturiero, principalmente il Veneto e il Friuli Venezia Giulia in Italia e la Wielkopolska in Polonia. La ricerca ha dimostrato che le regioni europee sono caratterizzate da condizioni diverse per la creazione e l'implementazione delle innovazioni di Industria 4.0 nelle aziende. Sia in Italia che in Polonia, le attività delle autorità e delle organizzazioni regionali legate all'industria mirano a diffondere informazioni sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie ed a identificare e superare gli ostacoli alla loro implementazione, non ultimo la non conoscenza del loro potenziale. A sua volta, l'analisi delle buone pratiche di aziende produttive che hanno implementato innovazioni selezionate di Industria 4.0 ci permette di guardare con grande ottimismo all'ulteriore evoluzione e diffusione delle soluzioni discusse. Saremo curiosi di condurre un'osservazione partecipata di questo nuovo fenomeno.
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Ep. 30: Esosomi di cellule staminali nella terapia della sclerosi laterale amiotrofica. Una ricerca che da speranza.

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è la malattia più comune dei motoneuroni, o neuroni motori, negli adulti. Colpisce 6-7 persone ogni 100.000 in Europa e 2-3 persone ogni 100.000 nel mondo. La SLA è caratterizzata da un danno progressivo ai motoneuroni, responsabili della funzione muscolare. Finora non è stato possibile sviluppare una terapia in grado di prolungare significativamente il tempo e migliorare la qualità della vita delle persone affette da SLA. Di conseguenza, la maggior parte dei pazienti muore entro 2-5 anni dai primi sintomi della malattia e il 50% sopravvive solo 30 mesi dopo la comparsa dei sintomi clinici. In questa situazione, si stanno cercando nuove strategie terapeutiche per il trattamento della SLA.Questo problema è stato affrontato dalla dott.ssa Sylwia Dąbrowska dell'Istituto Mirosław Mossakowski di Medicina Sperimentale e Clinica dell'Accademia Polacca delle Scienze, che ha portato avanti il progetto Bekker NAWA presso l’Università degli Studi di Verona in collaborazione con il gruppo della prof.ssa Raffaella Mariotti. I ricercatori hanno studiato l'effetto terapeutico degli esosomi, strutture derivate dalle cellule staminali, nel trattamento della SLA. In particolare, sono state analizzate le proprietà immunomodulatorie e neuroprotettive degli esosomi derivati da cellule staminali mesenchimali del tessuto adiposo in modelli di SLA in vitro e in vivo.Lo studio ha rilevato che gli esosomi hanno ridotto le risposte infiammatorie e aumentato la sopravvivenza neuronale in modelli di SLA in vitro. Inoltre, gli esperimenti hanno dimostrato che gli esosomi hanno migliorato le prestazioni motorie nei topiprotetto i motoneuroni dalla degenerazione e ridotto l'infiammazione nel midollo spinale di un modello in vivo di SLA. I risultati ottenuti hanno dimostrato che gli esosomi derivati da cellule staminali hanno effetti neuroprotettivi e immunomodulatori in modelli di SLA in vitro e in vivo; questi risultati possono servire a sviluppare in futuro terapie innovative per malattie neurodegenerative, come la sclerosi laterale amiotrofica.
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Ep. 29: Da Big Oil a Big Green. Sulla responsabilità morale della crisi climatica

L'industria del carbone in Polonia è stata per anni un pilastro dell'economia nazionale. Essendo al centro delle relazioni economiche e politiche, ha in qualche modo imposto il quadro del discorso sulla decarbonizzazione e sulla responsabilità del cambiamento climatico. Il dottor Marco Grasso dell’ Università degli Studi di Milano-Bicocca, tra le altre ragioni, ha deciso di portare avanti un progetto di ricerca presso l'Istituto Polacco di Studi Avanzati dell'Accademia Polacca delle Scienze, che doveva contribuire a rispondere alla domanda sulla responsabilità morale, tra l'altro, di questo settore nella crisi climatica. Grasso ha valutato come "destabilizzare" il regime polacco dei combustibili fossili per aumentare le possibilità che le compagnie carbonifere polacche - almeno le più grandi - si sforzino di rispettare gli obblighi di decarbonizzazione e di riparazione, come richiesto dalla loro responsabilità morale nei confronti dei cambiamenti climatici, nonostante le loro continue ed estese attività estrattive e le future centrali elettriche a carbone in progetto.
In un libro pubblicato, tra l'altro, come risultato del progetto: From Big Oil to Big Green, Grasso analizza la responsabilità dell'industria del petrolio e del gas nella crisi climatica e sviluppa un quadro morale che definisce i suoi obblighi di riparazione e decarbonizzazione per rimediare ai danni causati. Inquadrando il cambiamento climatico come una questione morale e delineando gli obblighi dell'industria per combatterlo, il ricercatore dimostra che Big Oil è un attore centrale, anche se trascurato, nell'etica e nella politica del clima. Dopo aver presentato il caso morale dei risarcimenti climatici e la loro attuazione, il dottor Grasso elabora l'obbligo di decarbonizzazione di Big Oil, che consiste nel trasformarla in Big Green eliminando progressivamente le emissioni di carbonio dai suoi processi e soprattutto dai suoi prodotti.
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