Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici 2023

Notte Europea dei ricercatori e delle ricercatrici questo fine settimana!
Venerdì 29 e sabato 30 settembre, dalle 18.30 alle 23.00, la Città dell’Altra Economia - nel quartiere Testaccio di Roma, nell’area dell’ex-Mattatoio – si trasformerà in un vero e proprio NET Village e ospiterà spettacoli, laboratori interattivi, attività per bambini, incontri con ricercatori e ricercatrici per avvicinare il grande pubblico di tutte le età ai temi della scienza, in modo semplice e coinvolgente.
In occasione dell’edizione 2023, CNR (coordinatore del progetto), ENEA, INAF, INFN, INGV, ISPRA, ISS, CINECA, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Sapienza Università di Roma, Università degli Studi della Tuscia, Università Telematica UNINETTUNO, Centro Ricerche Enrico Fermi si incontreranno in un solo luogo per coinvolgere la cittadinanza nei numerosi appuntamenti scientifici, tutti gratuiti.
Anche l'Accademia Polacca delle Scienze di Roma parteciperà all'evento. Nel corso di una conferenza-spettacolo "La vita, l'universo e tutto quanto", il 29 settembre alle 20:30, parleremo, tra l'altro, degli effetti della cooperazione scientifica polacco-italiana e dei legami tra Maria Skłodowska-Curie e l'Italia; si aggiungerà anche Cracovia, dove Luca Palmarini dell'Università Jagellonica racconterà al pubblico italiano alcune curiosità su Niccolò Copernico.
I dettagli dell’evento “La vita, l’universo e tutto quanto” il 29 Settembre alle 20:30:
https://www.scienzainsieme.it/la-vita-luniverso-e-tutto.../
Researcher’s Night in Città dell’Altra Economia (CAE): https://www.scienzainsieme.it/notte-europea-dei.../roma2023/
Programma: https://www.scienzainsieme.it/.../09/PROGRAMMA_NET-2023.pdf
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Il Workshop "Copernicus and Italy 2023"

Cosa c'entra Copernico con l'Italia? Com'era la teoria eliocentrica prima e dopo le scoperte dell'astronomo polacco? Come veniva rappresentato lo scienziato nell'iconografia e quali erano i metodi di ricerca del tempo? Queste e altre domande hanno trovato risposta nella conferenza "Copernico e l'Italia 2023".
Organizzato dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dall'Osservatorio Astronomico di Roma, l'evento è un'iniziativa per avvicinare la figura e le attività scientifiche di Copernico al pubblico. Il Congresso internazionale si terrà dal 28 al 30 settembre 2023 in collaborazione con la Società Astronomica Italiana, l'Istituto Polacco di Roma, l'Accademia Polacca delle Scienze di Roma, con le università italiane (Roma Sapienza, Bologna, Ferrara, Padova) e con il patrocinio dell'Accademia dei Lincei.
Il tema del convegno è incentrato sui rapporti di Copernico con l'Italia, in un contesto biografico, storico, culturale e scientifico, con particolare attenzione al suo soggiorno a Roma. Inoltre, vengono affrontate le attività scientifiche di questo famoso personaggio e la prima ricezione delle idee copernicane in un contesto nazionale. All’evento sono associate anche visite ai luoghi copernicani del centro di Roma (una passeggiata tra il Palazzo della Cancelleria, Piazza Sant’Eustachio e Sant’Ivo alla Sapienza), a monumenti di rilevanza per le scienze astrali del Rinascimento (Villa Farnesina, Palazzo Patrizi-Montoro) e una conferenza aperta al pubblico dedicata allo scienziato Torunense presso l’Istituto Polacco la sera della giornata d’apertura nell’ambito delle manifestazioni cittadine che celebrano la Notte Europea dei Ricercatori. Il relatore, professor Lucio Russo, matematico e storico della scienza dell’Università di Tor Vergata, che ha ricostruito “L’eliocentrismo prima e dopo Copernico”, una sintesi della lunga storia dell’eliocentrismo.
Il Workshop è aperto a studiosi del settore italiani ed internazionali. Partecipano in persona circa 100 congressisti, inclusi nomi di assoluta levatura internazionale tra cui Robert Westman [UC San Diego], André Goddu [Stonehill College, Easton MA], Michael Shank [University of Wisconsin-Madison WI] e Rivka Feldhay [Cohn Institute - Tel Aviv University].
Per l’occasione è allestita nei locali del Museo di Monte Mario una piccola mostra di cimeli copernicani dalla collezione originale di Artur Wolynski: statue, quadri, stampe, medaglie e preziosi libri antichi, tra cui la prima edizione del De Revolutionibus e un prezioso manoscritto – il Notabilia Cancelleriae - su cui Copernico studiò con tutta probabilità Diritto Canonico mentre era all’Università di Bologna.
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Sull'immagine dell'Italia nei media polacchi e sull'insegnamento a Stettino - intervista al dott. Angelo Sollano

Ama la Polonia e la lingua polacca, non potrebbe vivere senza i gołąbki e il sernik, e quando è arrivato a Varsavia si è sentito come trasportato in un mondo in cui appartiene.... Godetevi la nostra intervista di settembre con Angelo Sollano, laureato in filologia slava all'Università di Genova, assistente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Stettino e dottorando in linguistica.
Da dove nasce il suo interesse per la filologia slava?
Da bambino sognavo di imparare lingue esotiche e al liceo ho avuto la possibilità di studiare il russo: una lingua così esotica da avere un alfabeto diverso dal mio! Ad accrescerne il fascino bisogna aggiungere che negli anni ’80 in Italia arrivavano poche informazioni sulla vita e la cultura in Russia e nell’Unione Sovietica, a parte quelle direttamente legate alla politica. Quando mi sono iscritto all’Università di Genova ho scelto la Slavistica ma, oltre al russo, ho iniziato a studiare la lingua e la letteratura polacca. Ho ottenuto borse di studio e ho partecipato a corsi di lingua a Varsavia, dove ho capito che quello era il percorso da seguire. La Polonia mi ha convinto subito per tanti motivi, ma in particolare per le persone, splendide e ospitali, che ho conosciuto fin dal primo viaggio. I centri culturali, i festival cinematografici, le persone che leggevano poesie sul tram… mi sono sentito trasportato in un mondo a cui sentivo di appartenere.
Secondo Lei, le lingue slave sono difficili da imparare per una persona la cui lingua madre appartiene a un gruppo linguistico diverso?
No, non credo. Certo, la pronuncia è difficile all’inizio, ma ho avuto ottimi insegnanti e amici polacchi che mi hanno aiutato molto e con pazienza. Comunque ancora oggi mi confondo con tutti i diversi modi di esprimere il numero due in polacco.
Perché interessi così diversi come la filologia slava e gli studi vocali? Riesce a combinare le sue conoscenze in entrambi i campi? In quali ambiti?
Prima di rispondere a questa domanda devo fare un passo indietro. Appena mi sono laureato, nel 1992 mi sono trasferito a Varsavia, semplicemente perché volevo assistere di persona a tutti i cambiamenti politici e sociali che stavano avvenendo dopo la caduta del Muro di Berlino. Ho lavorato per anni come traduttore e interprete per diverse ditte italiane, sono diventato un manager, ho viaggiato moltissimo in Polonia e all’estero. Per seguire questo tipo di carriera ho abbandonato la carriera accademica. L’ho ripresa nel 2011, quando ho vinto un concorso dell’Università di Stettino. Qualche anno dopo ho iniziato a insegnare italiano anche all’Accademia dell’Arte, alla facoltà di Canto Lirico.
Non sono appassionato di opera lirica e non l’ho mai nascosto ai miei studenti, ma provo sincera ammirazione per quello che fanno. Sono una persona curiosa e sono loro che in questi anni mi hanno insegnato molte cose, mi hanno avvicinato al loro mondo, così affascinante. Li aiuto a prepararsi ai concerti, a esercitare la dizione, a capire il significato dei testi e mi sembra che questa collaborazione funzioni molto bene.
Il polacco è una buona lingua per il canto?
Questo bisogna chiederlo ai miei studenti. Ricordo ancora oggi il mio professore di letteratura polacca, Pietro Marchesani, che ci leggeva in classe le poesie di Czesław Miłosz e ci invitava a sentirne la musicalità. All’inizio non ci riuscivo, ma con il tempo ce l’ho fatta.
Quali sono i suoi attuali interessi accademici?
All’università di Stettino le mie ricerche rientrano nella disciplina della linguistica. Mi occupo principalmente dell’analisi del discorso dei mass-media. Uso come materiale di studio le serie televisive che esistono sia nella versione italiana che polacca (Don Matteo e Ojciec Mateusz, per esempio), verifico i comportamenti pragmalinguistici dei personaggi, il modo in cui esprimono sentimenti ed intenzioni, costruiscono relazioni sociali con le altre persone, si collocano nel contesto culturale del proprio paese. Quando è possibile, amplio le mie ricerche anche agli adattamenti in altre lingue. Ho partecipato a conferenze internazionali specialistiche in Danimarca, Spagna e anche in Polonia, sto per pubblicare un libro sull’argomento.
Tra le altre cose, Lei si interessa anche dell'immagine dell'Italia nei media polacchi. In che misura è realistica?
Anno dopo anno le statistiche di CBOS dimostrano che gli Italiani sono il popolo più amato dai Polacchi. Non voglio qui dilungarmi sui motivi, ma penso che i frequenti contatti con gli Italiani abbiano permesso ai Polacchi di apprezzarne gli aspetti positivi, ma di riconoscerne anche quelli negativi. E’ quindi secondo me più facile provare simpatia per un popolo nei confronti del quale non si hanno complessi né rancori storici, con il quale si può instaurare un rapporto alla pari. Gli Italiani nella televisione polacca sono spesso stereotipati: hanno il culto del cibo e della moda, cantano sempre, corteggiano tutte le donne… oppure appartengono alla mafia.
Vede il suo futuro professionale in Polonia, in Italia o altrove?
In questo momento immagino il mio futuro in Polonia, ma non escludo niente. Mi incuriosiscono le nuove esperienze. Mi piacerebbe rappresentare l’Università di Stettino o l’Accademia dell’Arte nell’ambito di collaborazioni con altri Atenei nel mondo.
Vede delle differenze nel lavorare con gli studenti in Polonia e in Italia?
Non ho praticamente mai lavorato con gli studenti italiani, quindi preferisco paragonare la mia generazione con la attuale. A volte faccio fatica a ricordare il mondo prima di Internet, eppure ho studiato il polacco quando era difficile trovare una rivista, un libro, una canzone da ascoltare per approfondire le mie conoscenze, imparare nuove parole o forme idiomatiche. Oggi molti studenti non si accorgono della quantità infinita di materiale che hanno a portata di mano, oppure tendono a non memorizzare le cose che leggono sui loro cellulari perché sanno di poterle ritrovare appena necessario. A volte mi sembra che per imparare una lingua straniera questo sia un approccio sbagliato, ma forse sono semplicemente antiquato.
Cosa La interessa oltre agli studi scientifici?
All’università mi diverto ad organizzare attività con gli studenti, visite alle mostre, serate al cinema. Ho comunque molti altri interessi che esulano dal mio lavoro: passo molto tempo al computer per leggere, informarmi, giocare. Amo viaggiare, conoscere nuove persone, provare nuovi piatti di cucine esotiche; ascolto moltissima musica; passo molto tempo con la mia famiglia e i miei migliori amici.
Ha visitato qualche luogo in Polonia che l'ha particolarmente emozionato?
Domanda difficilissima. Dovrei fare un elenco molto lungo. Tra le grandi città, a parte Varsavia e Stettino, ho dei bellissimi ricordi personali legati a Wrocław. Per la loro bellezza cito qui Frombork, Kłodzko, Kazimierz Dolny. Il museo di Solidarność a Danzica è particolarmente emozionante. Visto che mi affascinano (e talora mi spaventano) i confini territoriali potrei mettere qui il santuario di Kodeń, sul confine con la Bielorussia.
Cosa apprezza di più del vivere a Stettino e cosa considera una sfida?
Ero stato a Stettino molte volte per lavoro. Quando poi ci sono arrivato dodici anni fa per viverci ho pensato che fosse una città potenzialmente molto bella, ma trascurata. In questi anni è sempre meno trascurata e per questo sempre più bella: molti edifici sono stati restaurati, anche i palazzi storici dell’Università e dell’Accademia dell’Arte. La passeggiata lungo l’Odra è diventata bellissima ed è adesso la sede di molti eventi internazionali importanti. Con molti spettacoli, concerti, mostre, l’offerta culturale è ricca e non ci si può annoiare. Non posso neanche dire che mi manchino i prodotti gastronomici italiani, perché ormai riesco a trovare tutto nei negozi. Non mi piace puntare il dito sui difetti, soprattutto so di averne tanti anche io.
C'è qualcosa che non avrebbe mai imparato, appreso o sperimentato se non fosse venuto in Polonia?
Questa domanda è ancora più difficile, ma cerchiamo prima di fare due conti. Sono venuto in Polonia per la prima volta da studente, mi sono trasferito appena laureato, arrivati a questo punto praticamente ho passato più tempo della mia vita in Polonia che in Italia. Molte mie esperienze sono legate a questo paese. Potrei forse iniziare con quello che mi hanno insegnato i Polacchi durante le mie prime visite alla fine degli anni ‘80: a rispettare la mia lingua, la mia cultura, la mia libertà, tutte cose che, da italiano, davo per scontato, sulle quali non mi ero mai dovuto soffermare prima.
Sono così felice quando vedo gli studenti italiani che scelgono con entusiasmo la Polonia per l’esperienza Erasmus. I miei viaggi di studio a Varsavia non sono stati così facili, ma erano molto emozionanti. Nel corso degli anni tutto è velocemente cambiato in meglio, soprattutto la posizione della Polonia in Europa.
Non vorrei che il mio rapporto con la Polonia sembrasse nostalgico, semplicemente si tratta di esperienze che mi hanno lasciato un forte segno. Negli anni a seguire ho affrontato una carriera professionale che mi ha dato molte soddisfazioni e mi ha fatto percorrere in auto migliaia di chilometri per visitare praticamente tutta la Polonia. Ho affrontato qualche inverno particolarmente freddo, ho ballato alle feste di matrimonio polacche, sono stato invitato alle grigliate alla działka. E ora insegno a Stettino, e sono ancora più soddisfatto.
Non potrei vivere senza i gołąbki e il sernik.
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